Sulla lentezza dei movimenti
E’possibile si pratichi con lentezza, almeno finché la base del lavoro non sia compresa e integrata. Andare veloce, per la maggior parte delle persone, è un modo per evitare la sensazione di dolore e disagio.
Nello yoga del Kashmir, l’obiettivo non è mai l’asana.
Si tratta di diventare consapevoli dei meccanismi del corpo e della mente.
L’unico modo per ascoltare e osservare, è tornare a un’esplorazione molto lenta del movimento.
Se si ha veramente raggiunto un momento di “non riferimento”,
il tempo non esiste più e la sensazione di lentezza o pesantezza è sostituita da un’esperienza di vacuità.
Il viaggio interiore non è “in un corpo morto”.
Anche se il corpo è immobile, ritrova la sua leggerezza e libertà.
Il movimento superfluo diventa così un inutile stato di compensazione.
(Eric Baret – appunti da un seminario)
Photo by Vyacheslav Mishchenko
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