Lo smart working è diventata una modalità lavorativa abituale per moltissimi di noi, e questo ha rivoluzionato non solo il nostro modo di lavorare, ma anche il modo di vivere la nostra giornata in orari non lavorativi. I vantaggi dello smart working sono diversi: evitare lunghi e talvolta stressanti viaggi per raggiungere il luogo di lavoro, risparmiare in termini sia economici ma anche di energia fisica e mentale, e l’avere maggiore tempo libero da dedicare per sé o per i propri cari. Ma sappiamo, purtroppo, che le cose non stanno sempre così: l’esperienza di questi mesi ci ha insegnato che lavorare da casa ha anche i suoi svantaggi. Sono due gli aspetti su cui, in questo articolo, desidero soffermarmi.
Il tempo
La non delimitazione del tempo, nello smartworking, comporta il rischio reale di un aumento delle ore di lavoro effettive, in quanto il lavoratore si sente “chiamato” (o viene chiamato, e questo può rappresentare un ulteriore problema) a svolgere la sua attività anche oltre l’orario prestabilito e che gli spetterebbe. Riunioni da remoto in orari ben oltre quelli consueti; la mail accessibile dal pc di casa a ogni ora, con la conseguente tentazione di leggere la posta anche oltre l’orario prestabilito e, nei casi peggiori, di rispondere.
Un tempo lavorativo così liquido e poco delimitato si traduce nel rischio effettivo di rendere più labile, se non di annullarlo completamente, il confine tra la sfera privata e quella professionale. Da un punto di vista psicologico, questo è estremamente deleterio: ciò che possiamo sperimentare, se questa condizione si protrae nei mesi, è un senso di frustrazione, tristezza, ansia, irascibilità, affaticamento mentale derivante dalla difficoltà di sganciarci dalle preoccupazioni lavorative, somatizzazioni, e, nei casi peggiori, esiste il rischio di giungere ad una sintomatologia depressiva.
Lo spazio
La nostra mente necessita di spazi e ambienti ben delimitati, perché è proprio la presenza di confini chiari e stabili nei luoghi che abitiamo, fisicamente e psicologicamente, che ci permette di disintossicarci quando varchiamo la soglia e, metaforicamente, “chiudiamo la porta”. Lo smart working, svolgendosi tra le mura domestiche, non permette quel salutare cambio – fisico/corporeo/mentale – di luogo che ci assicura l’indispensabile approvvigionamento energetico che è un’esigenza vitale e imprescindibile, vero e proprio nutrimento per il nostro benessere fisico e psicologico. Per usare un’immagine che descriva questa situazione, potrei dire che è come non aprire mai la finestra per cambiare aria ad un locale: i nostri polmoni non respirano aria fresca e pulita, e la nostra mente non si rigenera. La sfera dell’intimità, sia che riguardi una famiglia, sia che si riferisca ad una persona che vive sola, fa capolino in quella professionale (mentre scrivo un’importante mail vado a girare la zuppa…). Viceversa, e in modo decisamente più dannoso, la sfera lavorativa invade quella dell’intimità (mentre sto leggendo un libro, guardando un film tanto desiderato, o giocando con i miei figli, arriva un messaggio di lavoro su whatsapp).
Gli effetti della non differenziazione degli spazi
La non differenziazione degli spazi si traduce così in una maggior dispersività in entrambe le sfere, che si concretizza però in due modi diversi:
– una maggior distrazione nella nostra operatività professionale dovuta a una dispersione della concentrazione, il che comporta una minor qualità del nostro lavoro, il che si traduce anche in una minor soddisfazione
– una non sufficiente presenza e attenzione nel qui ed ora della sfera intima e personale, il che porta inevitabilmente a una perdita di qualità nel rapporto con i nostri cari, e con noi stessi
Quindi… che fare?
Sono certa che per molte persone lo smart working si è rivelato una positiva opportunità, e di questo sono felice. Questo articolo si rivolge a coloro per i quali il lavoro da casa si è concretizzato in un depauperamento di risorse personali ed esistenziali. Se ci accorgiamo che lo smart working sta, in qualche modo, erodendo i confini spazio-temporali della nostra vita, possiamo provare ad apportare dei piccoli cambiamenti per correggere la situazione.
Tempo
Stabilite delle tempistiche per la conclusione giornaliera del vostro lavoro. Poichè “verba volant”, sarà opportuno scrivere, meglio su un foglio esterno al computer, l’orario di conclusione di lavoro. Preparate adeguatamente la chiusura del lavoro per quell’ora. Se ciò non dovesse bastare, puntate una sveglia mezz’ora prima dell’orario di conclusione stabilito (per darvi il tempo di concludere le cose più importanti e programmarvi una lista delle cose da fare l’indomani). Durante l’orario lavorativo, evitate dispersioni inutili come mangiucchiare qualcosa, guardare il telefono, tenere accesa la tv e guardarla, trastullarvi per la casa senza concludere nulla. Stabilite a priori le vostre pause: il caffè a metà mattina, il pranzo, sgranchitevi le gambe ogni 30 minuti, ecc. Tutto ciò va fatto come atto decisionale, e non come automatismo dettato dalla noia o dalla monotonia (che lo smartworking potrebbe prevedibilmente comportare per alcuni abituati invece a lavorare a contatto con i colleghi). Una maggiore attenzione al tempo dedicato al lavoro si tradurrà, a fine giornata, in una maggiore attenzione dedicata al tempo libero a fine giornata. Ricordatevi di fermarvi almeno ogni ora, e con gli occhi chiusi fate qualche respiro profondo e consapevole.
Spazio
Se non vi è possibile cambiare stanza alla conclusione dell’orario di lavoro (non tutti hanno uno studio), chiudete il computer e riponete con cura ogni oggetto che richiami il lavoro (appunti, agende, cancelleria dedicata al lavoro). La stanza in cui lavorate e quella in cui abitate, o quantomeno il tavolo su cui lavorate, dovranno apparire ai vostri occhi diversi, cambiare in modo netto la loro morfologia. Se vi è possibile, al termine dello smart working, uscite a fare una breve passeggiata (che per la vostra mente e il vostro corpo sostituiscono la strada percorsa per tornare dal lavoro a casa). Oppure cambiate stanza e andate in cucina a cucinare con gioia qualcosa che renda felici voi o i vostri familiari. Andate in bagno e fate una doccia dinamizzante o un bagno profumato e rilassante. Nella bella stagione, va benissimo anche il balcone, la floricoltura, l’orto, e qualsiasi altra cosa che vi porti fisicamente fuori dalla spazio lavorativo (il che significa portare fuori anche la mente).
Ultimo problema: lo spazio virtuale. Quello del nostro smartphone, che potrebbe suonare per motivi di lavoro in orari non lavorativi, oppure, più probabilmente, ricevere messaggi whatsapp. Nel caso delle chiamate, valutate voi se sia il caso di rispondere o no. Nel caso dei messaggi whatsapp, non dobbiamo considerarli innocenti e abbassare la guardia: ricordiamoci che rappresentano un’invasione spazio-temporale a tutti gli effetti. Se accade che vi arrivino messaggi whatsapp in orari non lavorativi, e se è vostra intenzione sottrarvi a questa invasione ed essere soggetti attivi che decidono e dispongono consapevolmente del proprio tempo libero, avete a disposizione alcune strategie:
– tentare di rieducare gli invasori
– avere due smartphone differenti
– spegnere whatsapp la sera e dedicarvi con più presenza nel qui ed ora alle cose, e a chi, amate di più
Adottando queste semplici strategie, al mattino dopo vi sentirete più freschi e desiderosi di mettervi al lavoro, perché avrete garantito al vostro essere psicosomatico il tempo e lo spazio necessari a riposarsi e rigenerarsi.
Ogni cellula del vostro corpo vi ringrazierà!
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