Quali angosce ha generato, e quali traumi ha lasciato, la pandemia, e il prolungato isolamento a cui ci ha sottoposti? Condivido di seguito le parole della psicoanalista Cristiana Pirrongelli:
“La perdita dei legami sociali profondi indebolisce il sistema affettivo e immunitario dell’uomo, e anche quello degli animali. La tristezza per la separazione si somma alla paura per la propria e altrui perdita, riattivando fantasmi di fine, di morte, di solitudine, di impotenza. Nessuno, né uomo né animale, nasce da solo, nè può fare a meno di cura e di presenza fisica. Il “remoto”, appunto, è remoto, e alla lunga il legame si indebolisce. Molto studi dimostrano che l’attivazione prolungata del sistema della sofferenza possa indurre disturbi cronici, dell’umore, e inibire persino l’entusiasmo generato dal sistema della ricerca. Si smette di cercare, appunto. La curiosità, la voglia di esplorare, la ricerca, si spengono, dando luogo a quadri depressivi nei quali l’anedonia (incapacità di provare piacere – mio commento) è centrale.”
Queste parole illustrano perfettamente gli aspetti traumatici dell’esperienza che tutti abbiamo condiviso, i sentimenti e le sensazioni che ognuno di noi può aver provato, in misura minore o maggiore, sino al limite estremo della depressione.
Ma giunge il tempo della cura. Il tempo in cui le anime e i corpi si riaprono alla fisicità, al respiro e al desiderio. Nelle parole di Franco Arminio, che di seguito condivido, ritroviamo il pulsare della vita e dell’amore , come forma assoluta di cura della vita stessa.
“… in questi giorni si dovrebbe parlare della paura, ma non solo di quella che ci piove dalle agenzie mediatiche: ognuno dovrebbe parlare delle sue paure. E dobbiamo mobilitare le energie dell’eros. Adesso più che mai bisogna innamorarsi, parlare d’amore, fare l’amore, accendere passioni, vagheggiare su un una bocca. Dobbiamo tornare sensuali e istintivi, dobbiamo riprendere il vigore che hanno gli alberi che stanno per fiorire. Non possiamo nasconderci, seppellirci nella distanza, la paura viene a prenderci ovunque siamo, la paura è già tutta scesa nelle nostre ossa, dobbiamo denunciare il nostro spavento, dobbiamo scuoterci e scuotere. La vera arma contro il virus è l’amore, il furore di una nuova passione per la sacralità della terra e della vita. Dobbiamo cantare e narrare, leggere poesie, pregare, baciare, dobbiamo inventare qualcosa che ci tiene insieme veramente, dobbiamo buttare via il capitalismo, dobbiamo dire che la modernità è un ferro vecchio, dobbiamo dire che la dittatura dell’economia ha ridotto il volume delle nostre anime. Alla fine, più che una battaglia medica è una battaglia teologica: non siamo qui per difenderci dalla morte, ma per onorare il dono misterioso di ogni vita. ”
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